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PONZA E SAN SILVERIO

SAN SILVERIO PONZA Negli anni la festività e la devozione per il Santo Patrono ha coinvolto sempre un crescente numero di visitatori e curiosi accanto ai devoti fedeli isolani che ogni anno da ogni parte di Italia e spesso del mondo tornano qui a rendere omaggio al patrono.

I festeggiamenti impegnano buona parte del mese di giugno e sono una rievocazione delle tappe del martirio del santo la cui celebrazione si festeggia il 20 giugno. I ponzesi vivono con forte emozione e devozione questa ricorrenza, l’uscita del santo in processione per terra e per mare, l’inchino delle navi a sirene prolungate creano un’atmosfera suggestiva e di catarsi popolare accompagnate da canti e preghiere al Santo Protettore intonate.

Supplica a San Silverio

“Invitto e glorioso martire San Silverio, supremo pastore della chiesa e Vicario di Cristo, che venisti relegato in quest’isola per difendere la vera fede cristiana e deporvi le tue spoglie, illuminate da innumerevoli miracoli i quali dimostrano la santità del giusto perseguitato: noi ti veneriamo quale eroe della Chiesa militante e principe trionfante. Uniamo le nostre benedizioni a quelle degli angeli che ammirarono la Tua costanza, giubilando alla fermezza della tua fede. Benediciamo incessantemente il Signore che ci ha fatto dono del tuo patrocinio. Oh, nostro amoroso Protettore! Liberaci da ogni disgrazia nella vita presente e da ogni assalto infernale nel punto estremo della nostra morte; affinchè, con viva fede, ferma speranza ed amore ardente possiamo venire a godere con te le delizie che il Signore nostro Gesù Cristo ci ha preparate nel cielo. Amen.”

Oriundo di Frosinone, figlio del papa s. Ormisda, salì al soglio pontificio nel giugno 536, ma non fu l’immediato successore del padre, infatti dopo la morte di s. Ormisda avvenuta nel 523, vi furono come pontefici s. Giovanni I, s. Felice III, Bonifacio II, l’antipapa Dioscoro, Giovanni II, s. Agapito I, tutti governarono in media 2-3 anni ciascuno. 
Alla morte di s. Agapito I avvenuta a Costantinopoli il 22 aprile 536, Silverio fu eletto papa, per imposizione del re ostrogoto Teodato (534-36); memore dei buoni rapporti intercorsi tra il defunto padre di Silverio, Ormisda, e il re Teodorico. 
Buona parte del clero si oppose a questa elezione accettandola, alla fine, dopo l’avvenuta consacrazione.

Il suo pontificato fu breve e molto travagliato; venne coinvolto suo malgrado, nelle lotte politiche e religiose che in quegli anni turbarono l’Italia e la Chiesa, da una parte la guerra tra i Bizantini e gli Ostrogoti per il controllo della penisola; dall’altra, in Oriente, continuavano lotte tra diversi gruppi religiosi in particolare tra tra ortodossi e gruppi di monofisiti ostinati, appoggiati dall’imperatrice Teodora. 
Il monofisismo, era una dottrina teologica che negava la natura umana di Cristo, affermandone l’unica natura divina; l’eresia, sviluppatosi nel V-VI secolo, fu condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451 e determinò il distacco delle Chiese Copta, Armena e Giacobita di Siria. 
Qualche mese dopo la sua elezione, il re Teodato protettore di Silverio, fu deposto ed ucciso dai Goti; a dicembre 536 giunse alle porte di Roma, il generale Belisario con le sue milizie e Silverio insieme al Senato, si adoperò perché la città fosse occupata senza combattimenti. 
Tre mesi dopo, nel febbraio 537 fu la volta del nuovo re degli Ostrogoti, Vitige a cingere d’assedio Roma con il suo esercito, con vari attacchi per ritornarne in possesso, distruggendo i dintorni compreso i cimiteri cristiani e le chiese. 
E fu durante l’assedio degli Ostrogoti che cominciò la tragedia di Silverio; era giunto da Costantinopoli il diacono Vigilio con lettere dell’imperatrice Teodora per Belisario, perché favorisse l’elezione di Vigilio alla cattedra di Pietro. Belisario cercò in un primo momento di mediare e chiese a Silverio di annullare la condanna del culto monofisita che Teodora desiderava e per cui era pronta a spodestarlo, ma il papa si rifiutò di accondiscendere. 
Durante l’assedio degli Ostrogoti, che durò quasi un anno, fu messa in circolazione una presunta lettera di Silverio al re Vitige, nella quale prometteva di aprirgli la porta Asinara presso il Laterano, per consegnargli Roma; Belisario convocò il papa al suo quartiere generale contestandogli l’accusa che Silverio facilmente smontò, anzi per evitare ulteriori sospetti, lasciò il palazzo del Laterano spostandosi presso la Basilica di S. Sabina. 
Ma il 18-19 marzo ci fu un furioso attacco dei Goti e Silverio fu di nuovo chiamato da Belisario, che spalleggiato da sua moglie Antonina e da Vigilio, mosse altre accuse a Silverio, quindi fu spogliato degli abiti pontificali e vestito di un abito monastico; ai chierici che l’accompagnavano restati in altra stanza, fu detto che non era più papa e si era fatto monaco. 
Al suo posto subentrava Vigilio (537-555), mentre Silverio fu deportato a Patara nella Licia; il vescovo di Patara si recò a Costantinopoli a protestare presso l’imperatore Giustiniano, dicendo che nel mondo vi erano molti re ed un solo papa e questi era stato scacciato dalla sua sede. 
Giustiniano, vincendo le resistenze di Teodora, rimandò a Roma Silverio, con l’ordine che si riesaminassero le presunte lettere e l’intera questione e se fosse risultato innocente, reintegrato come papa; Vigilio impaurito dall’inaspettato ritorno, convinse Belisario di deportarlo nell’isola Palmarola (Ponza); qui papa Silverio, per porre fine allo scisma che si era creato, abdicò l’11 novembre 537 e consunto dagli stenti e dalla fame, morì martire il 2 dicembre successivo. 
Il suo corpo, contrariamente a quelli di altri papi morti in esilio, non fu trasferito a Roma, rimanendo nell’isola; il suo sepolcro divenne centro di guarigioni e miracoli e quindi meta di pellegrinaggi. 
Notizie del culto tributatogli a Roma sono documentate solo qualche secolo più tardi a partire dall’XI. I due santi pontefici, Ormisda e Silverio, padre e figlio nella vita, sono i patroni della città di Frosinone, di cui erano nativi.

La memoria liturgica per la Chiesa universale è stata fissata al 2 dicembre, mentre nell'isola di Ponza, di cui è patrono, viene festeggiato il 20 giugno.

Entrata della festa

I festeggiamenti iniziano ufficialmente alla mezzanotte del 9 Giugno di ogni anno con l’arrivo sulla spiaggia di S. Maria del panegirico del santo portato da Palmarola, ove sono conservate le sue spoglie. Ad attendere l’imbarcazione ci sono centinaia e centinaia di persone illuminate da un grande falò acceso sulla spiaggia.

Allo scoccare delle 24:00, scortate dalle motovedette delle forze dell’ordine ed illuminata da fari, torce e centinaia di bengala, la flotta che accompagna il santo si dirige verso la spiaggia di S. Maria in processione. Annunciato dalle sirene delle barche e dei traghetti, accolto con i fuochi d’artificio, dai bengala e dalla luce del grande falò, il quadro del santo viene consegnato ai fedeli, che lo porteranno in processione fino alla Chiesa della S.S. Trinità di Ponza centro. Il vessillo viene poi affisso al finestrone centrale.

Dal 10 giugno al 19 giugno

Dal dieci al diciannove giugno, tutte le sere c’è la novena. Durante questo periodo di avvicinamento alla festa, non vi è una sera che la chiesa non sia gremita in tutti i suoi posti. A riempirla non sono solo i Ponzesi. In occasione della festa di San Silverio infatti, accorrono sull’isola persone da tutto il mondo: emigrati all’estero, ponzesi che non risiedono sull’isola, turisti che casualmente si trovano qui, ma che non mancano di ritornare l’anno successivo nello stesso periodo, coinvolti dal clima particolare e impossibile da descrivere con le parole che si respira in questo periodo dell’anno. Non mancano neppure persone che ritengono di essere state miracolate da questo Santo e che hanno fatto promessa di venirlo a trovare finchè ne avranno la forza.

E così, durante questi 10 giorni, vi è un crescendo di celebrazioni e di manifestazioni che raggiungeranno il culmine il giorno 20: LA FESTA DI SAN SILVERIO.

IL 20 GIUGNO

La giornata del 20 Giugno inizia per tutti i ponzesi molto presto, generalmente verso le 06:00 del mattino. L’alba viene annunciata da una “diana” (La diana, sulle navi è il periodo di tempo che va dalle quattro alle otto del mattino) di botti e fuochi d’artificio, che sono preludio al passaggio della banda per le strade del paese.

Piazza C. Pisacane e C. so Pisacane, diventano una fucina di gente di ogni età ed estrazione sociale e di nazionalità. Il giorno della festa, l’isola arriva a toccare punte anche di 15.000 presenze. Lungo le strade, si incontrano ponzesi che oramai risiedono fuori dall’isola anche da 40 anni e gli auguri si susseguono poiché il nome Silverio a Ponza è molto comune.

Una nota di colore, viene dato dalle distese di fiori, e dai balconi da cui penzolano anche coperte di seta dai colori più svariati e lenzuola ricamate a mano.

La piazza, viene allietata dalle marcette della banda, che viene messa a dura prova da due giorni ininterrotti di lavoro.

La processione si conclude sul sagrato della Chiesa centrale ricolmo di persone che sotto il sole attendono la benedizione dell’arcivescovo e il rituale lancio dei garofani rossi benedetti che adornano la piccola imbarcazione di legno su cui è trasportato a spalle la statua del Santo.

Questa lunga giornata culmina con una serata musicale in piazza e con grandiosi fuochi d’artificio per terra e per mare che fanno restare con il naso per aria i migliaia di presenti. Un incanto che si ripete da decenni ...quando gli ultimi tre colpi annunciano la fine della festività ognuno ringrazia in cuor suo di aver potuto assistere a questo spettacolo e rinnova l’appuntamento per il prossimo anno. 

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